L’ignoto marinaio

La Rai mostra gli atti vandalici sul “Ritratto” di Antonello da Messina

Ne ha parlato mercoledì sera la restauratrice cefaludese Antonella Tumminello

Ritratto di ignoto marinaio

Cefalù. La sera del 24 aprile è andato in onda, su Rai 5, il documentario “Art Night. Il volto e
l’anima. Indagine sul ritratto” il cui tema principale è stata la rappresentazione del volto umano nella storia dell’arte. Uno dei protagonisti indiscussi del programma è stato il “Ritratto d’ignoto marinaio” di Antonello da Messina, fiore all’occhiello del museo della fondazione Mandralisca di Cefalù.

Abbiamo sentito Antonella Tumminello, restauratrice di opere d’arte, che ha partecipato al documentario: “Il mio ruolo è stato quello di mostrare, attraverso alcune osservazioni
a luce radente e a fluorescenza UV, gli atti vandalici che l’opera ha subito nel tempo, per
conoscere meglio la materia dell’opera d’arte. L’unica cosa che posso affermare è che questi
scempi molto probabilmente sono stati provocati da due mani differenti con altresì strumenti
diversi, ma non possiamo dire con certezza né quando sono stati provocati né tantomeno gli autori dei fatti”.

Nel documentario l’esperta cefaludese mostra “un’indagine accurata inedita di dettagli, che solitamente i visitatori del museo non vedono, essendo l’opera giustamente esposta ad un’illuminazione tale da attenuare
questi difetti che si trovano sugli strati pittorici.”

Oltre alla restauratrice Tumminello, al
documentario ha partecipato come relatore anche l’attuale presidente della fondazione
Mandralisca, Vincenzo Garbo, che ha raccontato da un punto di vista differente, le suggestioni del ritratto d’uomo, sottolineando che Antonello da Messina è stato il punto di riferimento di Leonardo da Vinci sulla ritrattistica, sul sorriso dell’ignoto Leonardo ha mutato quello per la Gioconda, in quanto l’opera di Antonello è precedente al capolavoro di Leonardo.

Le riprese mostrate in Rai sono state effettuate pochi mesi fa per fini conoscitivi e per
documentare lo stato del dipinto attraverso un’indagine ad alta risoluzione. Si tratta di studi che non prevedono né alterazioni della superficie, né il prelievo di campioni di materiale, ma sono fatti per monitorare lo stato di conservazione dell’opera e delle sue superfici.

La ricerca è stata effettuata in occasione della richiesta da parte della giornalista Linda Tugnoli che ha curato il documentario.

“Ho voluto dare il mio contributo” conclude Antonella Tumminello, che è conservatrice e
restauratrice di opere d’arte specializzata in ambito pittorico e scultoreo e lavora sul territorio, ma anche fuori la Sicilia e all’estero. L’esperta insegna laboratorio di restauro sia
all’università di Palermo sia all’accademia di Belle arti nel corso abilitante alla professione di
restauratore di beni culturali, occupandosi della formazione soprattutto in ambito applicativo al
restauro.

L’opera

Il “Ritratto d’ignoto marinaio” di Antonello da Messina, risale al 1470, si tratta di un olio su tavola (30cmx25cm). L’autore fu uno dei più celebri e stimati ritrattisti del Quattrocento che rivoluzionò il concetto stesso di ritratto, il suo punto di partenza è stata la pittura fiamminga, di cui alcuni esponenti furono Van Eyck, Christus e Quarton, che inaugurarono un nuovo tipo di raffigurazione in cui il modello veniva presentato di tre quarti contro un fondale scuro.

Ciò che Antonello da Messina aggiunge nei suoi ritratti, rispetto ai pittori nordici, è l’attenzione estrema alla resa del carattere dei personaggi dipinti. In particolare, il “Ritratto d’ignoto” ha uno sguardo vigile e penetrante e un sorriso a labbra chiuse che suggeriscono un’aria enigmatica, sagace e beffarda del personaggio raffigurato. Il pittore ha posto una minuziosa attenzione nei dettagli, dipingendo
singolarmente i peli della barba, le rughe d’espressione, le sopracciglia e il naso pronunciato.

Gli atti vandalici che il quadro ha subito hanno suscitato ancora più mistero attorno ad esso.

Secondo la tradizione, il barone Enrico Pirajno di Mandralisca acquistò il ritratto dell’Antonello in una farmacia a Lipari, dove veniva utilizzato come sportello di un mobile, la figlia dello speziale, infastidita dallo sguardo beffardo, sfregiò il ritratto con un ago di agave.

Il dipinto, già nel 1860 fu attribuito ad Antonello da Messina, dallo storico dell’arte Giovan Battista Cavalcaselle che ne certificò l’autenticità.

Nel perfetto bilanciamento tra realismo fisico e psicologico, Antonello da Messina restituisce nel
Ritratto d’ignoto, un’immagine viva, non un personaggio ideale, bensì un individuo.

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