Il questionario

Uno studente su due pensa che la mafia sia più forte dello Stato

Risultati preoccupanti dal questionario nazionale del Centro studi intitolato a Pio La Torre di cui il 30 aprile ricorre l’anniversario della morte

Studenti

Un dato che fa pensare: solo uno studente su 5 pensa che la mafia possa essere sconfitta. Vuol dire che una fascia alta e significativa di giovani pensa che il fenomeno mafioso non possa essere estinto e sia più forte dello Stato. Emerge da un questionario del Centro studi “Pio La Torre” – organizzazione no-profit di Palermo intitolata a Pio La Torre, politico vittima di mafia di cui ricorre il 30 aprile l’anniversario della morte – rivolto agli alunni delle scuole di secondo grado di tutta Italia. Un progetto educativo antimafia che ha coinvolto, quest’anno, 1578 studenti dai 14 ai 21 anni.

Nonostante i successi delle azioni di contrasto, soltanto il 20,6% dei giovani interpellati risponde in modo positivo alla domanda se la mafia possa essere sconfitta. Il 49,8% ritiene, invece, di no. In pratica uno su due. Circa uno su tre dichiara di non avere un’opinione precisa in merito.

Sommando gli studenti che hanno selezionato “no” fra le modalità di risposta e quanti, al contrario, si mostrano dubbiosi, si raggiunge un dato che sfiora l’80%.

Solo uno studente su cinque, in sostanza, pensa che la mafia possa essere messa definitivamente fuori gioco.

Ma cosa dovrebbe fare lo Stato per rovesciare questa percezione? I giovani chiedono di combattere corruzione e clientelismo (21,52%) e di educare alla legalità (21,31%). Figure centrali sono considerati gli insegnanti, i più meritevoli di fiducia in merito alla lotta alle mafie per il 32%. Seguono le forze dell’ordine e la magistratura, mentre la politica nazionale e locale si dividono i gradini più bassi del podio, rispettivamente al 7,44% e al 4,74%. Inoltre il 90,66% degli intervistati ritiene che “la gente, in genere, guarda al proprio interesse”.

“Le domande che ci pongono i giovani, su come migliorare la lotta alle infiltrazioni mafiose e come colpire corruzione e clientelismo, non possono restare senza risposte chiare e convincenti”, dice Loredana Introini, presidente del Centro studi “Pio La Torre”.

“Dagli studenti – aggiunge Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro – arrivano segnali da non sottovalutare rispetto all’attuale crisi sociale, economica e politica che investe non solo i sistemi democratici, ma gli Stati dell’intero Pianeta, scosso da un veloce processo di trasformazioni tecnologiche, sociali, economiche e ambientali e minacciato da guerre locali che possono degenerare in guerra nucleare. La scarsa partecipazione dei cittadini al voto nei sistemi democratici, in Italia non supera il 50% nelle ultime elezioni, un indicatore della loro sfiducia verso la classe dirigente e verso i partiti trasformati da organismi di rappresentanza dei vari strati sociali a ristretti gruppi di potere elettorale senza una visione strategica del cambiamento per eliminare disuguaglianze e ingiustizie sociali”.

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