Il filosofo

Madonita uno dei maggiori studiosi di Kant, Mariano Campo: quasi pronta la sua biografia 

Nel trecentesimo della nascita del filosofo tedesco, padre Santino Di Gangi ci svela di stare lavorando a una biografia popolare dello studioso di Caltavuturo. Ora serve un editore

Mariano Campo
Una delle rarissime (forse l'unica) immagini di Mariano Campo

Il 22 aprile di trecento anni fa nasceva una delle figure fondanti della filosofia moderna: Immanuel Kant. In queste settimane non sono pochi a ricordare il pensatore tedesco, ma c’è uno studioso delle Madonie che a Kant ha dedicato gran parte del proprio impegno, dando addirittura una svolta alla lettura del pensiero del grande filosofo con un libro del 1953,  La genesi del criticismo kantiano,  di cui nei prossimi giorni uscirà finalmente una nuova edizione. Stiamo parlando di monsignor Mariano Campo che si è spento nel 1977, accudito e seguito da un altro sacerdote, Santino Di Gangi (nella foto più in basso).

E proprio don Santino, che è stato suo discepolo e l’ha frequentato assiduamente negli ultimi anni trascorsi al Seminario di Cefalù, adoperandosi poi per mantenerne vivi la memoria, l’eredità spirituale e il magistero filosofico, oggi annuncia che è quasi pronta la prima biografia di monsignor Campo.

La prima biografia, don Santino, da dove prende le informazioni sulla vita e il pensiero di Mariano Campo?

“Eh… non è facile. Monsignor Campo era persona estremamente schiva. Non voleva mai mettere se stesso al centro di qualsiasi iniziativa, attività, pensiero… Il primo biglietto da visita è una modestia, una umiltà cosciente dei doni che ha ricevuto, del suo talento: non voleva sbandierarlo perché l’attenzione non doveva essere sulla sua persona. Per questo non c’è nulla che racconti la sua vita”.

E dunque lei da dove la ricava?

“Dalle lettere che Campo e Mariano Caldarella si scambiarono per tutta la vita. Caldarella e Campo, due preti per tutta la vita. Caldarella conservò tutte le lettere, quando morì passarono a monsignor Giuseppe Di Martino. Lui me le fece vedere: parlano del quotidiano sì, ma lì dentro ci sono i suoi punti di vista, l’evoluzione delle sue ricerche. Questo corposo epistolario lo feci pubblicare a mie spese: ci lavorò Paolo Grillenzoni, docente di Storia della filosofia dell’Università Cattolica di Milano: venne qui in Sicilia durante le vacanze per 10 anni per mettere insieme le tantissime lettere. Io mi sono detto: qui c’è Campo perché altrove non c’è nulla su di lui”.

 

Padre Santino Di Gangi

 

Davvero era così restìo?

“Le racconto questo fatterello. Significativo. Lui fu professore emerito all’Università di Trieste. Quando l’ateneo lo commemorò, nel 1989, il professor Vittorio Mathieu, altro insigne filosofo e docente, ricordò del proprio arrivo a Trieste. Venne accolto dal rettore che lo accompagnò e lo portò a scegliere l’ufficio. Mathieu scelse una stanzetta un po’ buia, in disparte: era l’ultimo arrivato… Campo gli disse: ‘Professore se la vuole gliela do, ma questo è il mio ufficio’ ”.

Perché monsignor Campo è così importante per lo studio di Kant?

“Se non si passa da Campo non si capisce Kant perché sembra che Kant spunti come un fungo. Tutti dicevano che Kant ruppe con la metafisica, invece Campo, che interrogò Kant ‘in petto e in persona‘, come scrive in una lettera, dice che Kant ruppe con la metafisica razionalistica ed empiristica. Ma era aperto  alla grande metafisica di San Tommaso: parla del noumeno, la trascendenza metafisica della grande scolastica. In quel contesto si inserisce lo studio di Campo, fondamentale per comprendere il pensiero autentico del grande filosofo”.

Perché il prete Campo si occupa di estetica, della bellezza?

“Perché voleva dimostrare, senza prepotenza ma con competenza, voleva ricavare nella filosofia moderna prospettive di trascendenza.  Lo studio di Campo, soprattutto riferito alla bellezza unita al bene, doveva portare a Dio. Campo è prima di tutto un prete”.

Prete fin dall’infanzia…

“Prodigiosa infanzia direi. A 8 anni scrisse un poemetto di 181 terzine intitolato: ‘Il trionfo di Maria‘, dedicato alla carissima zia Rita Galbo. È un’epopea della storia della chiesa, vegliata dalla madre regina. Scritto in polemica con Giosuè Carducci, autore de ‘L’inno a Satana‘. Nel poemetto si trovano diversi generi letterari: epico, lirico, storico. Tutta roba sua, del piccolo Mariano Campo, come conferma un manoscritto del poemetto con tanto di data e firma”.

A che punto è la biografia che sta scrivendo?

“Sono arrivato agli anni Sessanta. Mi manca il periodo che trascorse a Cefalù”.

E come la imposta?

“Prima di tutto scrivo a mano, poi mia nipote trascrive su computer. Presento le lettere come fosse un diario: ricordi personali e percorso, ricavando particolari di vita quotidiana e riflessioni, pensieri, esortazioni che ne rivelano la statura umana e mistica. Dalla adolescenza fino alla morte”.

Perché la biografia?

“Nel 2019 è stata istituita una prima commissione per valutare il processo di beatificazione. Allora si disse che era necessaria una biografia popolare”.

Titolo?

Mariano Campo, il prete che interrogò Kant“.

Editore?

Ancora un editore non c’è. Anzi se qualcuno è interessato si può fare avanti. Di certo quest’uomo merita.

Qualche nota biografica su Mariano Campo

Nato a Caltavuturo nel 1892, primi studi in Sicilia. Dovette interrompere gli studi universitari durante la Grande guerra, perché svolse la funzione di cappellano militare nelle zone del fronte. 

Dopo la guerra Campo torna in Sicilia, si laurea all’Università di Palermo, diventa direttore spirituale del Seminario vescovile di Cefalù e comincia a insegnare lettere classiche al Liceo Mandralisca. 

Verso la fine degli anni Venti si trasferisce a Milano prima e poi in Germania e Austria (Monaco, Vienna, Berlino, Friburgo), per approfondire gli studi sulla filosofia tedesca.

Quando nel mondo germanico si addensano le ombre nere del nazismo e cominciano a soffiare venti di guerra, Campo rientra definitivamente in Italia e si dedica alla composizione delle due grandi monografie, su Wolff e su Kant, che gli consentiranno di ottenere la cattedra in Cattolica a Milano e poi all’Università di Trieste dove rimarrà fino al pensionamento.

Nel 1971 Campo rientra definitivamente in Sicilia, per esercitare il suo magistero spirituale nel Seminario di Cefalù, da dove era partito e dove morirà nel Gennaio 1977.

Nelle centinaia di lettere con Caldarella, che ci restituiscono uno spaccato vivace e prezioso della vita culturale di buona parte del Novecento, c’è anche qualche riferimento a Giuseppe Antonio Borgese, a cui Cefablu ha dedicato recentemente un contributo, e che è nato a Polizzi, proprio nei pressi di Caltavuturo dove è nato Campo.

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